

>ANSA-REPORTAGE/Il popolo di Charlie, 'qui per Gesù e l'America'
Il dolore dei partecipanti:'Abbiamo perso il prossimo presidente
(di Lucia Magi) Nevada, California, Texas, Oklahoma, Maine, North Carolina e perfino Hawaii e Alaska. Il popolo di Charlie Kirk ha attraversato gli Usa per essere all'alba davanti allo State Farm Stadium di Phoenix per la commemorazione dell'attivista conservatore ucciso il 10 settembre. Il traffico è congestionato già in piena notte attorno allo "stadio più grande d'Arizona", dicono orgogliosamente i locali. Bisogna scendere dai taxi e percorrere a piedi almeno l'ultimo chilometro per avvicinarsi alla struttura in grado di ospitare 63.000 persone. In molti si sono accampati dalla sera prima all'esterno dell'edificio circondato da grandi campi, per essere sicuri di entrare. "Certo che volevo esserci. Voglio testimoniare la mia vicinanza alla sua famiglia e a tutta quella parte d'America che ha perso un figlio: un bravo ragazzo che predicava la verità, cioè che bisogna rispettare gli altri, trovare una moglie e fare dei figli. Questi sono i valori in cui credo", dice Bryan Field, 71 anni, residente di Phoenix. Quando si aprono i cancelli, dopo un doppio controllo di sicurezza con cani e metal detector, scatta la corsa ad occupare i posti. Una processione composta ma svelta, di scarpe comode, magliette rosse o blu (i colori della bandiera, altamente raccomandati nel dress code dell'evento), cappellini Maga o con le iniziali CK ricamate con filo dorato. Gruppi di giovani, tante famiglie con bambini piccoli a seguito, anziani. "Sono qui per fare la storia", taglia corto Lala, 50 anni, dell'Arizona, in fila per comprare una maglietta con la silhouette dell'influencer a 39 dollari o un cappellino con la scritta 'Make America Charlie Kirk'. "Quello costa 35 più tasse. Risparmio quattro dollari", calcola sorridendo nella sua giacca a stelle e strisce, gli orecchini abbinati, ombretto blu e rossetto rosso. "Vale comunque la pena di portarsi a casa un ricordo, perché - dice - oggi facciamo la Storia di questo Paese. Amo Charlie e amo Gesù". Attorno a lei rimbombano le note di un gruppo christian rock: "Tutta la nostra speranza è in Gesù", chiama gli applausi al frontman. Tra le persone che si sono già assicurate una poltrona, molte stanno in piedi con le mani giunte o aperte verso il cielo. Cantano ad occhi chiusi. I corridoi di cemento vivo dello stadio, in cui di solito gioca la squadra di football locale, gli Arizona Cardinals, sono decorati con foto di Kirk appoggiate su cavalletti di legno. La maggior parte lo ritrae sul palco o durante i dibattiti; in molte posa con la moglie Erika, che di fatto raccoglierà l'eredità dell'organizzazione che il marito ha fondato nel 2012, Turning Point USA; in solo una manciata di immagini appare con Donald Trump, il presidente che è atteso sul palco, già presente nell'abbigliamento dei 'pellegrini', ma meno nei loro discorsi. "Sono una fan di Trump, ovvio. Ma sono qui per Charlie. Ho anche io 31 anni, il suo omicidio mi ha spezzato il cuore. Anche io sono vedova e volevo essere vicina a Erika in questa prova che Dio ci ha mandato", dice Taylor, in coda per il caffè perché ha passato la notte in bianco fuori, "con nonna, madre, e fratelli e qualche cugino". Ma non c'è solo la partecipazione umana nelle sue parole: "quel killer non ha ucciso solo un giovane uomo, ci ha rubato il prossimo presidente degli Stati Uniti". Anche Marty, 46 anni, aspettava dalla sera prima di poter partecipare alla cerimonia e ora è stanco ma "con il cuore colmo di amore", racconta. Arrivato dal Montana con la moglie e con la figlia 18enne, dice: "Charlie ha toccato la nostra anima. La sua eredità? La vedi qui - fa ruotare le braccia e gli occhi azzurri a indicare la folla che già riempie gli spalti -. La sua morte ha già cambiato l'America: siamo qui tutti insieme, uniti in Gesù, convinti più di prima a lottare per i nostri valori, famiglia e patria. Abbiamo passato la notte a parlare con sconosciuti arrivati dalle città più lontane, posti mai sentiti. Lo amo per questo. Amo lui, Gesù e l'America", conclude con un sorriso.
F.Martinez--GM